Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Titolo: Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Autore: Non applicabile (complesso edificato da maestranze locali nel corso dei secoli)

Datazione: XV-XVI secolo, ricostruzione nel XIX secolo

Tipologia: Edificio religioso - Chiesa parrocchiale

Provenienza: Barile, Provincia di Potenza, Basilicata, Italia

Descrizione

La Chiesa di Santa Maria delle Grazie è la chiesa madre di Barile, appartenente alla Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa. La sua origine è incerta, ma nel 1325 risultava tra le pertinenze dei vescovi di Rapolla. Inizialmente luogo di culto esclusivamente di rito greco, nel 1603 fu introdotta la celebrazione anche in rito latino.

Nel corso dei secoli, la chiesa ha subito numerosi interventi strutturali e artistici. Già nel 1621, era oggetto di riparazioni e fu arricchita con un'icona della Madonna, a testimonianza della continua devozione della comunità. Il campanile, elemento distintivo della chiesa, fu costruito nel 1658, conferendo al complesso architettonico una maggiore imponenza. Nel 1756, venne effettuata una risistemazione della cappella del Rosario, ma la vera trasformazione avvenne nel 1769 quando il Vescovo Ferdinando De Vicariis ordinò la ricostruzione dell'intero edificio, lavori che iniziarono circa trent'anni dopo e si conclusero nel 1804.

Nel 1851, un violento terremoto distrusse gran parte della chiesa, risparmiando solo l’altare maggiore e la balaustra. La riedificazione iniziò nel 1856, seguendo il progetto dell’architetto Giuseppe Piacentini, e si protrasse fino al 1860. Infine, la chiesa venne consacrata il 27 ottobre 1883, segnando un importante momento di rinascita per la comunità di Barile. L'ultimo restauro, avviato nel 2010 e concluso nel 2013, ha visto l’adeguamento degli interni agli standard postconciliari e il rifacimento degli impianti, restituendo alla chiesa il suo antico splendore. La facciata della chiesa, di stile neoclassico, si presenta maestosa e ben proporzionata, suddivisa in due registri distinti. Il livello inferiore è caratterizzato da un portale architravato, affiancato da due eleganti nicchie contenenti statue. Il registro superiore si distingue per una finestra semicircolare, coronata da un frontone triangolare che conferisce un senso di leggerezza e armonia all’intera struttura. Il campanile a base quadrata, annesso alla chiesa, presenta monofore su ogni lato ed è coperto da un tetto a quattro falde, contribuendo alla verticalità dell’architettura. All'interno, la chiesa adotta una pianta a croce greca, con una navata unica affiancata da cappelle laterali. Gli archi a tutto sesto e le lesene con capitelli elegantemente decorati sorreggono la trabeazione, creando un ambiente accogliente e solenne. Il presbiterio è rialzato e delimitato da balaustre, mentre sul fondo si apre un'abside semicircolare, arricchita da preziose decorazioni. Una delle opere di maggior pregio conservate all'interno della chiesa è una tavola del XV secolo che raffigura la Madonna con Bambino, una testimonianza dell'arte sacra tardo-medievale in Basilicata. Questa iconografia è particolarmente significativa per la comunità, poiché incarna la devozione e la spiritualità locale. Da notare la cappella della Madonna di Loreto, voluta dai greci-albanesi dei Coronei nel 1534 e ampliata nel 1571, che conserva altorilievi bronzei sul portone d'ingresso, rappresentanti le stazioni della Via Crucis, realizzati nel XX secolo. La facciata è ornata da due sculture a tutto tondo del XX secolo, raffiguranti il Cristo risorto e l'Immacolata, che arricchiscono ulteriormente il contesto artistico della chiesa. All'interno, a destra in una nicchia, si trova una scultura lignea di Vito del XVIII secolo, mentre in un armadio di vetro è custodita una scultura in legno di S. Pietro in trono, anch'essa del XVIII secolo. Sempre a destra si apre la cappella della Madonna delle Grazie, dove sull’altare spicca l’icona del XV secolo, Vergine con Bambino sgambettante, una vibrante pittura su tavola realizzata da un pittore di Ripacandida. La robusta corporatura della Madonna è avvolta in un prezioso abito dalle pieghe sottili e frastagliate, intessuto di luminosi colpi di luce, mentre nel volto della Vergine e nel soave barlume di un sorriso del Bambino si percepisce il tono classico della composizione. Sull’altare maggiore, un Crocifisso in legno policromo domina l’edicola, con uno sfondo di una tela dipinta ad olio: Madonna trafitta da sei spade e S. Giovanni, risalente al XVIII secolo. Questa opera, ricca di significato e simbolismo, sottolinea la profonda spiritualità e la tradizione artistica della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, rendendola un luogo di grande rilevanza culturale e religiosa.

Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa

La Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa è una circoscrizione ecclesiastica della Chiesa cattolica. La sua sede vescovile è la città di Melfi, dove si trova la Cattedrale di Santa Maria Assunta. Altre importanti chiese della diocesi includono la Concattedrale di San Michele Arcangelo a Rapolla e la Concattedrale di Sant'Andrea a Venosa. 

Il territorio diocesano comprende 16 comuni e 7 frazioni, suddivisi in 33 parrocchie. Oltre alle città di Melfi, Rapolla e Venosa, la diocesi include i comuni di Atella, Barile, Forenza, Ginestra, Lavello, Maschito, Montemilone, Pescopagano, Rapone, Rionero in Vulture, Ripacandida, Ruvo del Monte, San Fele. 

La diocesi è stata istituita nella prima metà dell'XI secolo. Nel 1986, la storica Diocesi di Melfi-Rapolla è stata unita con la Diocesi di Venosa.

Vescovo Ferdinando De Vicariis

Ferdinando De Vicariis (14 aprile 1766 – 19 giugno 1780) è stato vescovo della Diocesi di Melfi e Rapolla. 

Durante il suo episcopato, ha contribuito al patrimonio artistico della diocesi, donando una croce processionale realizzata nel 1773 da una bottega napoletana. 

Questa croce, caratterizzata da uno stile rococò, è decorata con un Cristo a tutto tondo e presenta elementi di ispirazione neoclassica. La croce è attualmente conservata nella Cattedrale di Melfi.

Durante il periodo in cui Ferdinando De Vicariis è stato Vescovo, la diocesi era sotto la giurisdizione della Santa Sede, il che significava che i vescovi rispondevano direttamente al Papa, senza intermediari. Questo status speciale è stato confermato da una bolla papale nel 1152, che definiva i confini della diocesi e le chiese sottoposte all'autorità del Vescovo.

Giuseppe Piacentini

Giuseppe Piacentini (Barile, 13 febbraio 1847 – 1925) fu un ingegnere e architetto italiano di rilievo, noto per il suo contributo alla ricostruzione della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Barile.

Distintosi per le sue abilità progettuali, Piacentini fu anche l’inventore del "Goniometrografo", uno strumento che rivoluzionò la misurazione degli angoli nello spazio, semplificando significativamente i processi catastali.

Nel 1851, un devastante terremoto distrusse la parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, risparmiando solo l’altare maggiore e la balaustra. La ricostruzione iniziò nel 1856, seguendo il progetto di Piacentini, e la chiesa fu consacrata il 27 ottobre 1883.

Oltre al suo impegno nella chiesa di Barile, Piacentini partecipò al concorso per il rifacimento del Palazzo di Giustizia di Roma, contribuendo così alla realizzazione di uno dei più imponenti edifici giudiziari italiani.

Fonti e Riferimenti Bibliografici

Sitografia

Codice identificativo: BARL-006

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